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Mercato del lavoro ai tempi del COVID-19: chi assume? chi licenzia?

Federica Cavalli
28 Settembre 2020
Ultimo aggiornamento: 28 Settembre 2020

La pandemia COVID-19 ci ha fatto riflettere sul futuro del mercato del lavoro: alcuni lavori potrebbero sparire completamente, facendo emergere nuove posizioni.

L'incertezza del momento rende ogni previsione quasi inutile. Ecco perché, invece di speculare sul futuro, abbiamo deciso di guardare al presente e osservare l’andamento del mercato del lavoro a livello globale, a partire da giugno 2020.

Questo studio contiene un'analisi della situazione attuale del mercato del lavoro e sottolinea le tendenze più evidenti confermate da dati statistici concreti provenienti da fonti attendibili come l'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), il Fondo Monetario Internazionale (FMI), McKinsey & Company e altri.

Dato che la pandemia COVID-19 ha superato il suo picco e sta lentamente calando in Europa e in Nord America, è giunto il momento di parlare delle conseguenze. Non è ancora chiaro se assisteremo o meno a una seconda ondata, ma una cosa è certa: le regole del gioco sono cambiate in ogni aspetto della vita lavorativa, incluse le assunzioni e la gestione delle risorse umane.

Sebbene in alcuni paesi il lockdown non sia stato ancora revocato ufficialmente, negli ultimi mesi hanno già iniziato a manifestarsi i suoi effetti sul mercato del lavoro. Questi possono essere negativi ma, in alcuni casi, anche positivi. Poiché in quantità maggiore (purtroppo), iniziamo ad analizzare gli effetti negativi. 

Effetti negativi del COVID-19 sul mercato del lavoro

Al primo posto vi è la disoccupazione di massa: si tratta di persone che stanno perdendo il lavoro in tutto il mondo. Secondo un recente rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), "il 94% dei lavoratori del mondo vive in paesi che sono costretti a rispettare una qualunque misura di restrizione dell’accesso al posto di lavoro".

Disoccupazione di massa 

L'ILO stima un calo del 10,7% dell'orario di lavoro rispetto al quarto trimestre del 2019, che equivale a 305 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. Statistiche come queste sono meglio descritte da un termine strettamente scientifico "disastro totale" - ecco come stanno le cose.

Di seguito è riportata una ripartizione più completa che mostra gli effetti della pandemia COVID-19 sul mercato del lavoro a livello globale, suddivisi per area geografica e tipo di economia. È evidente che Europa e America siano stati i più colpiti. Tuttavia, definire l'esatto tasso di disoccupazione per un determinato paese è piuttosto complicato poiché un numero significativo di lavoratori in tutto il mondo è stato licenziato e il loro stato attuale non è ancora chiaro. Ecco perché alcuni dati statistici possono variare notevolmente a seconda della fonte: i dati dell'FMI e dell'economia commerciale risultano essere i più accurati.

Secondo un rapporto del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, il quadro del tasso di disoccupazione nel mondo è in qualche modo correlato con quello che abbiamo visto nei dati dell’ILO. Il Nord e il Sud America, così come l'Europa, rimangono sotto una maggiore pressione rispetto agli altri paesi del mondo. Sebbene oggi siano i più colpiti, potrebbero essere anche tra le prime regioni che si riprenderanno una volta che la pandemia sarà ufficialmente finita.




Settori economici disastrosi

Un altro fattore importante dell'attuale situazione del mercato del lavoro globale è la distribuzione non uniforme della disoccupazione. Alcuni settori economici sono stati colpiti più duramente di altri, portando al licenziamento di un maggior numero di lavoratori in settori come:

•      Servizi di alloggio e ristorazione  

•      Commercio al dettaglio  

•      Edilizia  

•      Servizi amministrativi, di supporto e rifiuti  

•      Produzione  

•      Arte e intrattenimento  

•      Immobili e affitti

Coloro che in precedenza lavoravano in questi settori costituiranno la maggioranza delle persone in cerca di lavoro nel prossimo futuro. Oltre a queste, vi sono anche altre occupazioni che sono considerate vulnerabili (ovvero soggette a licenziamenti durante periodi di forte distacco fisico). Il grafico sottostante, per concessione di McKinsey, mostra i lavori considerati vulnerabili negli Stati Uniti.  



Non sorprende il fatto che il 46% dei lavori più vulnerabili sono nel settore della ristorazione, del servizio clienti e delle vendite. La spesa dei consumatori guida l'economia e qualsiasi crollo (specialmente quello che abbiamo sperimentato) provoca effetti a cascata. Anche se alcune di queste persone, temporaneamente disoccupate, trovassero un impiego a tempo determinato, il problema generale rimarrebbe irrisolto: la crisi è stata forte e inaspettata.

 

Le startup incassano il colpo

I settori dell’IT e quello finanziario sono dei casi particolari. Da un lato, aziende come SalesForce, Morgan Stanley e Bank of America stanno resistendo e si sono persino impegnate a non licenziare alcun dipendente, almeno fino a giugno. D'altra parte, molte startup stanno attraversando un periodo molto difficile: oltre 15.000 persone sono state licenziate da grandi startup mentre giganti come Airbnb hanno sospeso le assunzioni e congelato il loro budget di marketing di 800 milioni di dollari.

Ecco un'infografica, per concessione di Visual Capitalist, che mostra la percentuale di dipendenti licenziati dalle principali startup americane dall'inizio della pandemia fino alla fine di maggio 2020.




La lotta dei giovani lavoratori e pre-pensionati

Un altro aspetto negativo dell'attuale pandemia è il fatto che il tasso di disoccupazione sia ancora più alto tra i giovani (18-25) e i pre-pensionati (50-65). Secondo uno studio dell'ILO, dall’inizio della crisi COVID-19, uno su sei giovani intervistati ha smesso di lavorare. Allo stesso modo, circa il 20% dei lavoratori anziani potrebbe perdere il lavoro a causa della crisi pandemica, secondo MarketWatch.

Questo esercita ulteriore pressione sui governi che stanno già cercando di contenere la disoccupazione e di emanare misure di sostegno a favore di coloro che hanno perso il lavoro.

I sussidi da parte dei governi hanno contribuito a mantenere la situazione sotto controllo fino ad ora, ma i veri cambiamenti arriveranno solo una volta che si tornerà alla normalità.

Per riassumere gli effetti negativi della pandemia COVID-19 sul mercato del lavoro globale:

•      Il più alto tasso di disoccupazione dalla Grande Depressione (circa il 10% a livello globale)  

•      I paesi più colpiti sono Nord America, Europa e India  

•      I settori che hanno perso la maggior parte dei posti di lavoro sono il settore alberghiero e quello alimentare, servizi, commercio al dettaglio, edilizia e servizi amministrativi  

•      Giovani lavoratori (18-25) e pre-pensionati (50+) presentano tassi di disoccupazione ancora più elevati  
 

Effetti positivi del COVID-19 sul mercato del lavoro

Stranamente, vi sono alcuni effetti del lockdown sul mercato del lavoro che potrebbero effettivamente essere definiti come "positivi". Uno di questi è il fatto che alcune aziende e industrie stiano assumendo, nonostante la crisi e la pandemia. Secondo CareerBuilder, sono queste le industrie che cercano di far crescere la loro forza lavoro negli Stati Uniti:

o   Spedizione e consegna

o   Assistenza sanitaria

o   IT 

o   Finanza e assicurazioni

Che lo volessimo o no, l'attuale crisi ha dato una spinta enorme a molti servizi online che erano già abbastanza popolari ma che non si aspettavano mai una simile e rapida esposizione. Tra questi:

•      Strumenti aziendali online

•      Servizi di tutoraggio virtuale  

•      Strumenti per videoconferenza  

•      Software per l'apprendimento  

I colloqui di lavoro in via telematica stanno diventando un'opzione predefinita per molti manager delle risorse umane, il che, si spera, spingerà gli sviluppatori di questi strumenti a renderli ancora più veloci e utili.  


Conclusione   

Stiamo vivendo un momento storico. Il mondo sta cambiando e così anche il mercato del lavoro. Sebbene sia ancora troppo presto per stabilire quali cambiamenti siano destinati a far parte della nuova normalità e quali siano solo temporanei, dobbiamo prepararci a un periodo di estrema incertezza. In tempi come questi, l'unica strategia competitiva è mantenere la massima flessibilità ed essere in grado di adattarsi ai cambiamenti che potrebbero verificarsi.

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